I Macchiaioli erano un gruppo di pittori
toscani che nella seconda metà dell’800 diedero il via ad un importante
movimento artistico.
Il gruppo si riuniva al Caffè Michelangelo, punto di ritrovo dei principali esponenti:
Il nome Macchiaioli deriva del loro stile artistico che prevedeva vere e proprie macchie di colore, esaltando l’effetto del chiaroscuro.
Altro luogo che donò ispirazione ai Macchiaioli fu la campagna di Piagentina, collocata appena fuori le porte di Firenze.
Molti dei quadri dei Macchiaioli sono visibili alla Galleria d'Arte Moderna di Palazzo Pitti che abbiamo visitato:
Telemaco Signorini, Bagno penale a Porto Ferraio, 1894, Firenze Galleria d'Arte Moderna
Il gruppo si riuniva al Caffè Michelangelo, punto di ritrovo dei principali esponenti:
Giovanni
Fattori, Silvestro
Lega, Telemaco
Signorini, Serafino
De Tivoli, Vincenzo
Cabianca, Cristiano
Banti, Vito D'Ancona, Odoardo
Borrani, Giuseppe
Abbati,Raffaello
Sernesi.
Il termine
Macchiaioli comparve per la prima volta sulla Gazzetta del Popolo, un
quotidiano torinese. Il nome Macchiaioli deriva del loro stile artistico che prevedeva vere e proprie macchie di colore, esaltando l’effetto del chiaroscuro.
Giuseppe Abbati, Chiostro, 1861, Fierenze Galleria d'Arte Moderna
Il loro scopo
era di rappresentare la realtà, le scene di vita quotidiana ed i paesaggi.
Proprio per questo motivo decisero di realizzare le loro opere all’aperto,
così facendo riuscivano a raccogliere tutte le emozioni e le tonalità dei colori che la natura offriva.
Giovanni Fattori, Rotonda Palmieri, 1866, Firenze Galleria d'Arte Moderna
Uno dei
luoghi in cui il gruppo si riuniva per realizzare le opere era Castiglioncello,
in provincia di Livorno, località situata in una posizione privilegiata dal
punto di vista panoramico, dove c'era la casa di Diego Martelli amico e sostenitore del gruppo. Altro luogo che donò ispirazione ai Macchiaioli fu la campagna di Piagentina, collocata appena fuori le porte di Firenze.
Molti dei quadri dei Macchiaioli sono visibili alla Galleria d'Arte Moderna di Palazzo Pitti che abbiamo visitato:
Telemaco
Signorini, Piagentina, 1863, Firenze Galleria d’Arte Moderna
Silvestro Lega, Il canto dello stornello, 1863, Firenze Galleria d'Arte Moderna
Cristiano Banti, Le boscaiole, 1881, Firenze Galleria d'Arte ModernaTelemaco Signorini, Bagno penale a Porto Ferraio, 1894, Firenze Galleria d'Arte Moderna
Niccolò Fantechi,
Gervaso Pezzetta
E ora presentiamo…
E ora presentiamo…
VINCENZO CABIANCA
Nacque a Verona il
20 giugno 1827, dove frequentò il seminario vescovile e poi l’Accademia Cignaroli con il maestro Giovanni Caliari.
Nel 1845 s’iscrisse
all’Accademia di Venezia frequentando le lezioni di Michelangelo Grigoletti e
Ludovico Lipparini.
Alla fine del 1848
si recò a Bologna, per sfuggire alla coscrizione austriaca e dove partecipò alla
difesa della città, ma fu catturato e carcerato.
Rientrò a Verona
nel 1849 dove si trattenne per molto tempo, salvo un breve soggiorno a Milano,
nel 1851, che gli consentì di conoscere l’opera di Domenico Induno.
Nel 1853 si spostò
a Firenze, dove conobbe Telemaco Signorini e Odoardo Borrani che he lo
introdussero al Caffè Michelangelo.
Nel 1854 espose
alla Promotrice fiorentina “L’apertura di un testamento presenti gli eredi” ma fu criticata dai macchiaioli
per la tecnica definita a “polpettine
di colore”.
Questo percorso
indusse Cabianca ad avere un uso sempre più libero dei contrasti luminosi e
della stesura rapida del colore.
Nel 1858 espose “L’abbandonata” che più
tardi Diego Martelli lodò per essere uno dei quadri chiave del movimento
macchiaiolo.
Nel 1861 espone
alla I Esposizione Nazionale di Firenze “Novellieri fiorentini del XIV secolo” quadro ricco di effetti
di chiaroscuro.
Nei paesaggi e nelle
scene di vita quotidiana, dipinte tra il 1859 e il 1860 con Telemaco Signorini
e Cristiano Banti nella campagna toscana di Montemurlo e in Liguria nel golfo
di La Spezia, Cabianca raggiunse una rigorosa applicazione della “macchia” .
Nel 1861 con Banti
e Signorini, Cabianca si reca a Parigi dove conosce la pittura di Decamps, di
Troyon e di Corot.
Nel 1863 si
trasferì a Parma, ospite del pittore C. Barilli e sposò Adelaide dalla
quale ebbe due figli, Silvio e Nerina mantenendo tuttavia stretti contatti con
gli amici Macchiaioli toscani.
Negli anni a
seguire soggiornò ripetutamente a Castiglioncello, presso Diego Martelli.
Nel 1868 realizzò “Un
bagno tra gli scogli” (Firenze, Galleria d’arte moderna di
Palazzo Pitti) appartenuto a Martelli.
Segue un decennio
di peregrinazioni: nel 1870 a Venezia, si legò in amicizia al pittore olandese
W. Martens, nel 1873 a Castiglioncello con Federico Zandomeneghi, nel 1874 di
nuovo a Venezia, nel 1875 a Amalfi, nel 1876 è a Capri con Nino Costa.
Dietro indicazione
di Costa visitò l’Inghilterra (1881-1882), dove approfondì la conoscenza della
letteratura romantica inglese e della pittura preraffaellita.
Trasferitosi a
Roma, nel 1887 fu tra i fondatori dell’associazione“In Arte Libertas”,
insieme a Alessandro Morani, Alfredo Ricci, Alessandro Castelli,
Nino Costa, Enrico Coleman, Mario de Maria, Norberto Pazzini, Lemmo Rossi
Scotti, Gaetano Vannicola.
Reso inabile al
lavoro a causa di una paralisi che lo colpì sin dal 1893, morì a Roma il 22
marzo 1902.
(Biografia da http://mostracabianca.it/page3/bio.html)
Vincenzo Cabianca, I novellieri Fiorentini, 1860, Firenze
Galleria d’Arte Moderna
Vincenzo Cabianca,
Le Monachine (o Il Mattino), 1861, Viareggio Istituto Matteucci
Gabriele Franchini
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